L’aspettativa di vita dei nostri animali domestici negli ultimi anni è notevolmente aumentata grazie ai progressi della medicina veterinaria ed alla migliore capacità di gestione da parte del proprietario. Molte persone hanno infatti raggiunto una consapevolezza ed un livello di informazione tali da riuscire ad adattare le attenzioni quotidiane alla fase di vita del proprio cane: cucciolo, adulto o anziano.
Sapere quando il proprio amico a quattro zampe entrerà a tutti gli effetti nella terza età è fondamentale, perché mette il proprietario nelle condizioni di adattare lo stile di vita del cane al suo naturale invecchiamento: talvolta per assicurargli una vita lunga e sana basta semplicemente un cambio di alimentazione, un adattamento dell’esercizio fisico ed un aumento della frequenza delle visite mediche.

Ma quali sono i primi segnali dell’invecchiamento?
Nel cane i primi segni dell’avanzamento dell’età sono la maggiore affaticabilità, la riluttanza al movimento, la preferenza per cibi più morbidi, la tendenza alla costipazione, la maggiore sensibilità ai cambi di temperatura ed alcune modificazioni caratteriali (pian piano il cane inizia ad essere maggiormente insicuro, avere reazioni agli stimoli dati dal proprietario più lente e pian piano alterate, a non  sembrare più a suo agio nelle “aree cani” o a contatto con altri cani con i quali ha sempre giocato allegramente sino a poco tempo prima). A questi primi sintomi seguono poi manifestazioni più evidenti come dormire di giorno e passeggiare tutta la notte svegliando la famiglia, sporcare in casa anziché fuori, non riconoscere luoghi e persone da sempre frequentati.

E nel gatto?
I primi segnali d’invecchiamento nel gatto sono solitamente di tipo comportamentale: vocalizzazioni anomale, minor tempo dedicato alla propria toelettatura, episodi di urinazione o defecazione al di fuori della lettiera, riduzione dell’attività fisica, minor propensione alla manipolazione e/o tendenza a reagire malamente o addirittura a rifuggire ogni forma di contatto sociale.
E’ importante non cadere nell’errore di liquidare il fatto pensando semplicemente che il nostro animale invecchiando sia diventato “più pigro” o che gli sia venuto un “caratteraccio”: questi rappresentano infatti veri e propri “campanelli d’allarme”, e possono essere sinonimi di patologie renali, endocrine, riproduttive, articolari, cardiache, epatiche, neoplasie e demenza senile.

A proposito delle difficoltà che il cane anziano può mostrare nell’andatura, iniziamo a prendere in considerazione di portarlo in ambulatorio per una visita specialistica ortopedica e neurologica. Spesso infatti si cade nell’errore di pensare che il nostro animale “Cammina male perché è vecchio, avrà un po’ di artrosi…”, quando invece è meglio escludere altre patologie che potrebbero diminuirne di molto la qualità di vita. Una di queste è la stenosi lombosacrale degenerativa (SLD) o sindrome della cauda equina. Si tratta di un disordine neurologico provocato dalla stenosi congenita od acquisita del canale vertebrale lombosacrale. Questa sindrome può essere il risultato di un qualsiasi fenomeno distruttivo, compressivo o meno (ernia del disco, neoplasia, infezioni batteriche o virali) che abbia interessato il rachide nei segmenti da L5 a S1.

I cani affetti mostrano dolorabilità e debolezza del treno posteriore. La razza più colpita da questa patologia è senza dubbio il cane da Pastore Tedesco, seguita a distanza dal Labrador e Golden Retriever, Schnauzer, Siberian Husky, Chow Chow Coker e Dobermann, ma, in generale, ne possono soffrire tutti i cani di taglia grande e gigante.

La compressione della cauda equina o della sua vascolarizzazione da parte di un insieme di strutture (disco, legamento, capsula articolare, osso e tessuto cicatriziale) provoca debolezza, che peggiora in seguito all’esercizio fisico per l’incapacità del circolo sanguigno di soddisfare l’aumentata richiesta circolatoria del midollo spinale a causa dello schiacciamento delle arterie spinali a livello dei fori intervertebrali; zoppia mono o bilaterale; dolore alla palpazione della regione lombosacrale; quest’ultimo rappresenta in assoluto il sintomo più frequente.

Il sintomo che più spesso colpisce il proprietario e, quindi, il primo che ci riferisce, è la difficoltà a salire o scendere le scale, oppure la riluttanza a salire in macchina. Bene. Non limitiamoci a pensare che il nostro cagnone si sia impigrito,  portiamolo a fare una visita specialistica!