Tutti noi abbiamo familiarità con la respirazione “russante” di un Bulldog o di un Carlino. A molti può risultare anche un aspetto che ispira simpatia tipico di queste razze. In realtà questo respiro non ha nulla di simpatico per questi cani, che passano tutta la loro vita con un pensiero fisso: quello di respirare!
La sindrome brachicefalica può essere quindi definita come un’ostruzione delle prime vie respiratorie risultante dalla conformazione anatomica dei cani brachicefali (quelli con il muso “schiacciato”)
I soggetti con questa sindrome possono essere portatori di anomalie congenite ed acquisite come stenosi delle narici (narici strette), allungamento del palato molle, eversione dei sacculi laringei ed ipoplasia tracheale.
Le razze più a rischio sono Carlino, Bulldog inglese e francese, Boston Terrier, Pechinese e ShiTzu, nonostante talvolta tali alterazioni si possano riscontrare anche in razze di taglia maggiore come il BullMastiff ed il Boxer, nei quali però la gravità del problema risulta spesso inferiore.
E’ evidente a tutti che i cani appartenenti a queste razze manifestano in modo più o meno marcato una respirazione difficoltosa; è però importante non fare l’errore di pensare che questa sia la normalità!
Qualsiasi cane appartenente ad una di queste razze soffre di una ostruzione delle vie respiratorie, che può essere da sub-clinica a clinicamente manifesta (e spesso ingravescente).
Non esiste nessun cane brachicefalo che possa essere definibile normoconformato per quanto riguarda le vie respiratorie. Partendo da questa considerazione risulta facile capire quanto sia importante quantificare la gravità delle alterazioni presenti in ogni singolo soggetto, anche nell’ottica di poter procedere con delle pratiche chirurgiche correttive preventive.
La particolare conformazione delle vie respiratorie di tali razze genera un’aumentata pressione negativa inspiratoria che, inizialmente può portare solo ad una semplice infiammazione della gola e ad un’eversione dei ventricoli (sacculi), ma, in una fase più avanzata, può evolvere in un peggioramento della sintomatologia fino ad arrivare a svenimenti, sincopi e cianosi, soprattutto nei periodi più caldi ed afosi e quando l’animale è sottoposto anche al minimo sforzo.
Negli stadi più avanzati, vale a dire quando l’animale è più adulto e quindi i tessuti della regione laringea sono meno elastici a causa dei continui sforzi inspiratori, si può arrivare alla situazione più temuta, il collasso laringeo.
Tale situazione è la più pericolosa poiché restringe ulteriormente le dimensioni, già molto ridotte, delle vie aeree superiori dei soggetti brachicefali ed inoltre è quella che lascia meno possibilità terapeutiche determinando spesso crisi respiratorie addirittura letali.
E’ quindi fondamentale capire come alcune di queste alterazioni siano acquisite, perché questo equivale a dire che si aggravano progressivamente anno dopo anno, e non sono già così alla nascita. Il problema è che una volta instauratisi non sono più reversibili.
Ecco perché è importante un’attenta valutazione del soggetto brachicefalo ed una eventuale chirurgia correttiva preventiva.
E’ utile quindi sapere come queste condizioni laringee possano in molti casi essere prevenute con indagini precoci come radiografie o visite cliniche che, nel caso mettessero in rilievo tali anomalie, permettono di intervenire chirurgicamente, anche in soggetti di pochi mesi di età correggendo anomalie quali: la stenosi delle narici, l’eversione dei sacculi laringei ed il velo palatino allungato.
Tali interventi chirurgici, infatti, sono di gran beneficio soprattutto nei soggetti giovani (1-2 anni di età) benché siano stati sottoposti a chirurgia, con buoni risultati, anche soggetti più anziani; in ogni caso, l’intervento deve essere eseguito sempre prima dello sviluppo di un collasso laringeo di grado avanzato, situazione in cui l’unica opzione è l’esecuzione di una tracheostomia permanente (foro nella trachea che permette il passaggio di aria by-passando la regione laringea), metodica che spesso deve essere eseguita con estrema urgenza per permettere al soggetto di respirare.