Gli alieni esistono? Ma soprattutto, ci invaderanno?
Non molti sanno che esiste un elenco di specie di esseri viventi definite “specie aliene invasive”.
La flora e la fauna del pianeta si sono evolute nel corso di miliardi di anni e gli oceani, i mari, le catene
montuose, i deserti e persino i grandi fiumi hanno creato barriere fisiche allo spostamento delle specie,
contribuendo in maniera significativa alla grande biodiversità del pianeta e allo sviluppo delle comunità
animali e vegetali considerate tipiche di particolari regioni o località. Tuttavia in seguito all’intervento
umano sono cadute le barriere che avevano circoscritto lo sviluppo di flora e fauna entro determinate
regioni e le varie specie stanno arrivando, accidentalmente o intenzionalmente, in località distanti migliaia
di chilometri dal loro habitat naturale. Queste sono le specie aliene. In molti casi le specie aliene si adattano
a stento al nuovo ambiente e si estinguono rapidamente, ma altre volte riescono a sopravvivere, riprodursi
e insediarsi. In alcuni casi i nuovi arrivati si insediano talmente bene da non rappresentare più solo una
curiosità dal punto di vista biologico ma una vera e propria minaccia, causando gravi danni non solo agli
ecosistemi ma anche ai raccolti e agli animali di allevamento, turbando l’ecologia locale con effetti sulla
salute umana e serie conseguenze sul piano economico. Le specie aliene che hanno un tale impatto
negativo sono note come specie aliene invasive. Il progetto DAISIE (Delivering Alien Invasive Species
Inventories for Europe) , finanziato nell’ambito del sesto programma quadro per la ricerca dell’UE, ha
individuato 10 822 specie aliene presenti in Europa, il 10-15% delle quali avrà probabilmente un impatto
economico o ecologico negativo.
Le specie invasive sono considerate una delle maggiori minacce alla biodiversità. I loro impatti sull’ecologia
locale comprendono: competizione con organismi autoctoni per il cibo e l’habitat, cambiamenti strutturali
degli ecosistemi, ibridazione con specie autoctone e tossicità diretta. Possono, inoltre, costituire un veicolo
di patogeni e ,non per ultimo, arrecare disturbo all’impollinazione a causa della competizione con specie di
api locali.
Per rispondere a questa grave e crescente minaccia, le istituzioni internazionali hanno adottato diverse
normative, regolamenti e risoluzioni. In particolare, nel 2014 il Parlamento europeo e il Consiglio
dell’Unione Europea hanno approvato il
Regolamento UE 1143/2014
“recante disposizioni volte a prevenire
e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive”, entrato in vigore dal 1 gennaio 2015.
Il 14 febbraio 2018 è entrato in vigore
il Decreto Legislativo n.230 del 15 dicembre 2017
per l’adeguamento
della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1143/2014. Il Decreto Legislativo
introduce
i seguenti divieti relativi alle specie aliene invasive di rilevanza unionale: introduzione,
detenzione, allevamento, trasporto, vendita, scambio, riproduzione e rilascio nell’ambiente. Viene, inoltre,
introdotto l’obbligo di denuncia del possesso di esemplari di specie aliene invasive di rilevanza unionale e
vengono previste disposizioni transitorie per i proprietari non commerciali e per le scorte commerciali.
La lista delle specie, e qui viene il bello, comprende la tanto comune
Trachemys scripta
, conosciuta e
venduta con il nome di tartaruga palustre americana o tartaruga della Florida (le tartarughe dalle “orecchie
rosse” e dalle “orecchie gialle” per intenderci). Chi è in possesso di una tartaruga appartenente a questa
specie ha tempo
fino al 31 agosto 2019
per darne comunicazione al Ministero dell’Ambiente, della Tutela
del Territorio e del Mare. Per la denuncia basta compilare, eventualmente con l’aiuto del proprio
veterinario, l’apposito modulo
e inviarlo al Ministero dell’Ambiente. L’attestazione dell’invio, tramite PEC, fax
o raccomandata, autorizza automaticamente il proprietario a continuare a detenere il proprio animale da
compagnia. Il modulo è scaricabile all’ indirizzo:
http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/denuncia_possesso_pets_1.docx.
Anche chi non è in possesso di tartarughe della specie
Trachemys scripta
può contribuire alla causa
evitando di comprare specie aliene invasive come animali da compagnia. Bisogna ricordare, a maggior
ragione, che ne è vietata la vendita: il ritrovamento di tartarughe del genere
Trachemys scripta
in negozi o
fiere costituisce un illecito. Si invitano gli interessati al futuro della biodiversità di cui facciamo parte ad
approfondire la questione delle specie aliene invasive sul sito
http://www.specieinvasive.it/index.php/it/
e
si invitano i non interessati ad interessarsene.